16/07/2018
Lo sviluppatore che inizia a pubblicare sullo store un'applicazione mette in vendita lo sforzo del proprio lavoro di progettazione e programmazione nella speranza che possa essere un successo con un numero di download significativo.
Se questa prestazione è del tutto occasionale, non viene quindi svolta in modo continuativo e non costituisce l'attività prevalente dello sviluppatore, allora non si pone in essere un'attività imprenditoriale vera e propria, secondo la definizione prevista dal codice civile. E' altresì vero, tuttavia, che all'aumentare dei guadagni ottenuti si andrà incontro a dei controlli che impongono un’analisi del tipo di attività svolta. Un primo vincolo deriva dalla normativa previdenziale che impone l'iscrizione alla cassa INPS e il pagamento dei relativi contributi al raggiungimento del limite quantitativo di 5.000 euro annui di introiti derivanti dall'attività commerciale.
Non esiste, invece, alcun limite minimo quantitativo che consenta di evitare l'iscrizione al registro imprese o all'Agenzia delle Entrate nel caso in cui si sia in presenza di un'attività commerciale o di lavoro autonomo con i descritti caratteri della prevalenza e abitualità e della professionalità. Occorre quindi l'accertamento se venga o meno svolta un'attività commerciale dal quale dipende l’imposizione dell'apertura della partita IVA.
Uno sviluppatore che intenda realizzare applicazioni mobile in modo professionale deve effettuare una serie di scelte e provvedere ad alcuni iniziali adempimenti amministrativi e fiscali.
Tra gli adepimenti iniziali: